Aumenti salariali

 


Difendere il potere d’acquisto

Il minimo contrattuale stabilito dal contratto nazionale, in un periodo di forte inflazione, trascinata dall’incremento dei costi delle fonti energetiche importate, come quello che stiamo vivendo attualmente, è destinato ad essere eroso dall’aumento del costo della vita. Tocca quindi alla contrattazione integrativa (finché tutti i lavoratori del paese non troveranno la forza di ottenere il netto miglioramento delle regole nazionali) il compito di ottenere almeno una difesa del valore d’acquisto delle retribuzioni. Diciamo subito che l’unico modo per ottenere una piena tutela è quello di riuscire a trattare un aumento del superminimo collettivo.

Il superminimo collettivo

Il nostro “Superminimo Collettivo” è fermo al 1994, ed è infatti stato trattato in lire, come risulta dalla tabella sotto riportata:



Riuscire a incrementare questo istituto dovrebbe essere sempre un obiettivo della Rsu; mentre anche gli aumenti dichiarati esplicitamente non assorbibili consentono di non rendere assorbibile il nuovo salario, il superminimo collettivo è l’unico istituto che:

-        Consentirebbe di far valere l’incremento A TUTTI, anche ai futuri assunti

-        Consentirebbe una crescita dell’incremento alla progressione di carriera del lavoratore.

Pensiamo anche a chi sarà assunto...

Se l’aumento del salario ci serve per contrastarne la perdita di valore a causa dell’inflazione, lasciare “a secco” i futuri assunti significa condannarli ad una perdita reale del salario rispetto ai dipendenti già assunti. Si creerà una “forbice” salariale tra vecchi e nuovi assunti che è destinata a dilatarsi con il passare degli anni. Questo non significa solo un impoverimento dei futuri assunti, ma anche una differenziazione di salario che può rendere i lavoratori con più anzianità molto meno concorrenziali rispetto ai neoassunti (che costeranno molto meno).

Sempre a proposito di giovani, passiamo al secondo punto.

e ai più giovani: gli aumenti al passaggio di categoria

Con il superminimo collettivo, il salario cresce con la crescita professionale del lavoratore. Un lavoratore assunto in terza categoria ha circa 142 euro (275.816 lire), nel corso del tempo, con i successivi scatti di carriera, può diventare Quadro e il suo superminimo collettivo diventerà 643 euro (1,245,202 lire). Il superminimo collettivo lo segue nella sua carriera, incrementandosi di passaggio di categoria in passaggio di categoria.

Gli aumenti del superminimo individuale

Se invece parliamo di superminimo individuale non assorbibile, l’istituto in cui siamo riusciti ad ottenere gli aumenti nel contratto aziendale del 2019, questo meccanismo non ingrana: il 4° livello otterrà 11+8+14+33,35=66,35 euro nelle quattro successive tranche, ma questo salario rimarrà immutabile nel tempo, non crescerà al crescere della carriera del lavoratore. Solo per la tornata contrattuale del 2019, nei successivi passaggi di categoria fino all’8° livello (ai quali spettano circa 135 euro di superminimo individuale non assorbibile), si “rinuncia” a 70 euro che, nel tempo, non si otterranno nei successivi passaggi di carriera.

 


Eliminare l’assorbimento

Un altro obiettivo importante per il contratto integrativo è quello di riuscire a eliminare l’assorbimento degli aumenti da Contratto Nazionale effettuati dalla Direzione Aziendale sulle quote di salario che sulla busta paga sono contenute nella voce “SUP.ASS.POST 2016” (vedi il documento di approfondimento).

Con il meccanismo dell’assorbimento, gli aumenti da Contratto Nazionale vengono completamente vanificati, e quindi il recupero dell’inflazione, già parziale e ad effetto ritardato, viene completamente annullato.

Dovremo ottenere il rispetto dei contratti aziendali già in essere, che nelle regole di assorbimento non considerano mai gli aumenti da contratto nazionale come quote da assorbire.

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