25.5.21

Il Premio di Risultato convertito in welfare

 

Un esame delle conseguenze sulla busta paga…

(post già pubblicato, ma sempre utile in questo periodo!!!)

 

Ipotesi: prendiamo 1.000€ di Premio di Risultato e vediamo come si compone la busta paga nel caso di corresponsione normale e nel caso di corresponsione in welfare.

 

      
      PdR in busta paga:

       
        PdR in welfare:


10% tassazione agevolata: -100€ di imposte


0% tassazione agevolata: -0€ di imposte


9,49% versamento contributi a carico del lavoratore all’INPS: -94,9€ in busta paga, +94,9 di contributi INPS


0% versamento contributi a carico del lavoratore all’INPS: 0€


23,81% versamento a carico dell’azienda all’INPS: +238,1€ di contributi INPS


0% versamento a carico dell’azienda all’INPS: 0€


12% incentivo al lavoratore: 120€


SITUAZIONE FINALE SU 1000€ di PdR:


1.000 – 100 – 94,9 = 805,1€ netti in busta paga


1120€ da spendere con i vincoli del welfare


94,9 + 238,1=333€ contributi INPS


0€ contributi INPS


100€ imposte


0€ imposte


TOTALE A FAVORE DEL LAVORATORE

805,1+333=1.138,1

1.120

 

 

… e sui conti dell’azienda

 

                      PdR in busta paga:

                                PdR in welfare:


23,81% versamento contributi a favore del lavoratore all’INPS: 238,1€


0% versamento contributi a favore del lavoratore all’INPS: 0€


7,77% versamento a carico dell’azienda all’INPS per altre causali: 77,7€


0% versamento a carico dell’azienda all’INPS per altre causali: 0€


12%: incentivo al lavoratore 120€


TOTALE SPESA AZIENDALE

1000+238,1+77,7=1.315,8

1000+120=1.120

 

 

Che cosa emerge da questo rapido esame? Che per il lavoratore i conti, a livello economico, sono quasi in pari (vantaggio di circa 15€ per chi sceglie il PdR in busta paga).

 

Si tratta in realtà di scegliere tra il consumo nel rispetto dei vincoli previsti dalla normativa (acquisto o rimborso tramite piattaforma welfare di beni e servizi aventi finalità di educazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria o culto) e il mantenimento del livello dei propri contributi pensionistici.

 

La scelta è molto delicata, soprattutto in prospettiva: scegliere ogni anno di destinare il 100% del Premio di Risultato in welfare, significherebbe al termine della carriera lavorativa aver accumulato minori contributi, e quindi ricevere una pensione inferiore di oltre l’8%.

 

Dove risulta la vera convenienza? Chiaramente dalla parte dell’azienda, che su ogni 1000€ che il lavoratore sceglie di destinare al welfare, ottiene circa 200€ di risparmi di spesa.

 

Nelle comunicazioni social, vengono “omesse” parecchie di queste informazioni, soprattutto per quanto riguarda la “penalizzazione” contributiva in caso di scelta di destinazione al welfare del PdR.

 

Bisogna quindi fare molta attenzione a operare scelte ponderate, senza farsi abbindolare da “miraggi” di eccezionale convenienza; sarebbe più corretto che #noidisogei venissimo trattati come persone col diritto ad essere informate e non e come destinatari di messaggi pubblicitari.

 

Nel caso il lavoratore scegliesse di destinare una parte o tutto il PdR in welfare, bisogna fare attenzione a:

 

-         Effettuare spese che rientrino nei vincoli previsti dalla normativa (Opere e servizi aventi finalità di educazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria o culto; somme, prestazioni e servizi di educazione e istruzione, nonché per la frequenza di ludoteche e centri estivi e per borse di studio; somme e prestazioni per servizi di assistenza ai familiari anziani o non autosufficienti).

 

-         Prestare attenzione ai requisiti burocratici necessari per ottenere i rimborsi sulla piattaforma welfare (tipo di fatturazione, indicazione del fruitore del servizio, contenuto dei documenti di spesa).

 

-         Calcolare che qualora si decidesse di effettuare spese per le quali è prevista una detrazione fiscale (per esempio una prestazione sanitaria, le tasse universitarie, spese scolastiche o per asili nido, sport per i figli) non si possono richiedere le detrazioni (in tutto o in parte). Per fare un esempio: se mi faccio rimborsare 100€ di visita medica, perdo il diritto a portarla in detrazione (20€). Quindi 100€ di welfare, in questo caso, valgono 80€ reali.

Generalizzando, se con i 1120 chiedessi rimborsi welfare di spese detraibili i 1120€ varrebbero in realtà 907€ (1120-19%) riducendo ancor di più la differenza del valore “immediato” (805€ in busta paga contro 907€ reali in welfare) ed allargando notevolmente la differenza complessiva a favore del lavoratore (1138€ contro 907€).

 

Attenzione alle trappole, meglio informarsi e confrontarsi con i lavoratori più esperti, in modo da acquisire un’esperienza maggiore.

 

Il fatto positivo sarebbe invece che, se si sceglie di trasferire il PdR in welfare, si può tornare indietro: se l’importo trasformato in welfare non venisse speso, totalmente o in parte, entro il 30 novembre, tornerebbe nella busta paga di dicembre, ovviamente ridotto del 12% e con il trattamento fiscale e contributivo del PdR. Usiamo il condizionale, perché in passato ci sono stati segnalati errori nell’applicazione della tassazione. E fate attenzione, nel caso chiediate rimborsi, al CUD dell’anno successivo: anche in questo caso ci sono state segnalate anomalie.

 

Ultima cosa: nei nostri conti teniamo anche presente che a giugno 2021 ci verranno comunque accreditati sulla piattaforma 500 €, 200 derivanti da CCNL e 300 da contratto integrativo.

 

E ora possiamo scegliere in maniera consapevole!

 

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